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Allergia al nichel

Il nichel è un elemento presente nel suolo, nell’aria, nell’acqua e nella biosfera ed è la principale causa di allergia ai metalli e di dermatite allergica da contatto. In alcuni soggetti l’ingestione di alimenti contenenti nichel induce una reazione sistemica che può comprendere sia lesioni cutanee che sintomi gastrointestinali.

allergia al nichel

Il nichel è un elemento chimico ampiamente diffuso nell’ambiente ed è frequentemente usato per scopi industriali. La sensibilità a questo metallo è, seppur con prevalenza variabile in diverse aree del mondo, la causa più comune di dermatite allergica da contatto. L’esposizione topica al nichel, infatti, può avvenire quotidianamente attraverso oggetti metallici, gioielli, utensili per la casa o cosmetici. In alcuni soggetti, invece, l’esposizione al nichel mediante l’ingestione di cibo o acqua o in seguito al posizionamento di impianti chirurgici o dentali che lo contengano, può scatenare, oltre a lesioni cutanee generalizzate, anche sintomi gastrointestinali quali nausea, dolore addominale, meteorismo e diarrea. Questo quadro clinico è definito sindrome sistemica da allergia al nichel (Systemic Nickel Allergy Syndrome - SNAS).

Cos’è il nichel?

Il nichel è un metallo pesante duro, bianco‐argenteo, altamente resistente all’aria e acqua. È un elemento onnipresente che si trova nel suolo, nell'acqua, nell'aria e nella biosfera. Il nichel viene principalmente impiegato per la produzione di acciaio inossidabile, utilizzato poi all’interno di attrezzature per il trattamento degli alimenti e per contenitori. Inoltre, viene usato per la fabbricazione di articoli di bigiotteria e gioielleria, accessori di moda metallici in genere, chiavi, occhiali, attrezzi metallici, stoviglie, monete metalliche, tinture per ceramiche, porcellane, vetro, alcuni cosmetici e prodotti per il make-up.

Infine, il nichel è presente negli organismi viventi perché sia i vegetali che gli animali lo assorbono assumendo il loro nutrimento dal suolo e/o dall’acqua.

Dove si trova il nichel negli alimenti?

Il contenuto di nichel nel suolo e nell’acqua è molto variabile nelle varie regioni del mondo in funzione del tipo di terreno, dell’impiego di fertilizzanti sintetici e pesticidi, della contaminazione del suolo con rifiuti industriali e urbani, della distanza dalle fonderie di nichel. Ne consegue che variabile sia anche il contenuto di nichel nei tessuti vegetali (0,5‐5 μg/g ma può essere più elevata a livello locale) ed animali (0,1‐5 μg/g) anche se mediamente il quantitativo di nichel nei vegetali è superiore rispetto a quanto presente nei prodotti animali. L’apporto di nichel nella normale dieta, pertanto, è fortemente influenzato sia dalla concentrazione di nichel nel terreno e nell’acqua che dal rapporto nella dieta fra alimenti di origine vegetale e animale, nonché dalle abitudini alimentari locali. Inoltre, il nichel è presente anche nel tabacco, fattore che rende i soggetti fumatori maggiormente esposti.

Anche se il nichel è ampiamente e diffusamente distribuito negli alimenti, esistono alcune tipologie di cibi che, generalmente, ne apportano maggiori quantità. Tuttavia, in letteratura non c’è univocità nella definizione di gruppi di alimenti ad alto o basso contenuto di nichel, con differenze anche considerevoli tra le diverse classificazioni. Il motivo di queste variazioni si può ricondurre al fatto che non è stato stabilito un valore soglia di concentrazione di nichel rispetto al quale un alimento possa essere definito “ad alto contenuto”, ma fonti diverse fanno riferimento a valori differenti. In ogni caso, per alcuni alimenti esiste un accordo praticamente unanime a considerarli senza dubbio ad alto contenuto di nichel, indipendentemente dal suolo in cui sono coltivati; si tratta di arachidi, fagioli, lenticchie, piselli e soia (che sono tutti legumi) e, inoltre, avena, cacao (e cioccolato), noci e nocciole, frumento integrale. Ne esistono altri, invece, che possono essere o meno presenti all’interno di questi elenchi a seconda del valore soglia di nichel utilizzato; sono ad esempio uva passa, carote, albicocche, fichi, funghi, pere e pomodori.

Qual è il fabbisogno giornaliero di nichel?

Il fabbisogno minimo quotidiano di nichel è stimato in circa 50 μg (0,05 mg) ed è coperto da una normale dieta; nell’uomo non sono note manifestazioni di carenza. È importante considerare che solo una quota tra l’1 e il 10% del nichel assunto con gli alimenti viene assorbita, mentre la maggior parte resta nel tratto gastrointestinale e viene poi eliminata. Tale variabilità nella quota assimilata è legata a diversi fattori, tra cui la contemporanea assunzione di vitamina C e ferro: entrambi questi micronutrienti, infatti, riducono l’assorbimento del nichel alimentare.

Caratteristiche dell’allergia al nichel

All’allergia al nickel sono attribuite varie modalità di presentazione sia cutanee, localizzate o sistemiche, che extracutanee. In linea generale, si possono distinguere due tipologie di reazioni distinte: la dermatite allergica da contatto (DAC) e la sindrome da allergia sistemica al nichel (SNAS); quest’ultima, a sua volta, può essere caratterizzata da manifestazioni cutanee (la cosiddetta dermatite da contatto sistemica o DSC) e extracutanee (gastrointestinali, respiratorie, neurologiche etc.).

La forma clinica classica determinata dall’allergia al nichel è la dermatite allergica da contatto (DAC) e si stima che la sensibilità nei confronti del nichel sia responsabile di circa il 35% delle DAC. Questa condizione è causata da un’infiammazione della cute mediata dal sistema immunitario (in particolare dalle cellule T) in seguito all’esposizione ripetuta all’antigene, il nichel, in soggetti sensibilizzati. La dermatite causata dal contatto con il nichel è solitamente facile da riconoscere; appare come un eczema confinato alle sedi cutanee a stretto contatto con oggetti rilascianti nichel come i lobi delle orecchie (orecchini), i polsi (orologi) o il collo (catenine).

Alcuni soggetti sviluppano dermatite anche dopo un breve contatto con oggetti contenenti nichel, mentre per altri sono necessari anni di contatto per sviluppare sensibilità e allergia.

Negli anni ’70 alcuni autori notarono che un considerevole numero di pazienti sensibilizzati al nichel presentava dermatite in sedi diverse da quelle che erano state in contatto con oggetti placcati con questo metallo (pieghe dei gomiti, collo, interno delle cosce etc.). Per la simmetria delle lesioni, si ipotizzò che ad essere responsabile di queste reazioni fosse l’assunzione sistemica di nichel, possibile attraverso gli alimenti, ma anche mediante altre modalità, per esempio per via respiratoria.

Negli anni successivi l’ipotesi dell’esistenza di una forma di allergia sistemica al nichel fu oggetto di attenzione e studi e ad oggi si ritiene che essa si possa presentare clinicamente con:

  1. sintomi cutanei (DSC: dermatite da contatto sistemica);
  2. sintomi extracutanei
  • a carico dell’apparato gastrointestinale (dolori addominali, diarrea, vomito, meteorismo, pirosi, nausea, stipsi etc.);
  • a carico dell’apparato respiratorio (rinite ed asma);
  • neurologici (cefalea);
  • generali (febbre, fibromialgie, artralgie etc.).

Diagnosi dell’allergia al nichel

La diagnosi della DAC (dermatite allergica da contatto) è basata sul Patch Test per nichel, che consiste nell’apposizione sulla cute, solitamente sulla schiena, di un cerotto contenente un preparato a base di nichel per un periodo di 48 ore; durante questo intervallo di tempo, nel soggetto allergico si verifica la migrazione dei linfociti (una tipologia di cellule del sistema immunitario) sensibilizzati, nella sede di apposizione del preparato. Dopo altre 24-48 ore avviene la lettura: se nella zona di applicazione si evidenzia la comparsa di un’area eritemato-vescicolosa più o meno accentuata, si conferma la sensibilità.

Per indagare la sindrome sistemica da allergia al nichel è invece necessario, dopo aver accertato la sensibilità con Patch Test, seguire due step diagnostici. Il primo prevede di effettuare una dieta di esclusione per un periodo di 2-3 settimane e valutare la risposta clinica, che deve dimostrare un significativo miglioramento. In seguito, il paziente deve essere sottoposto a un test di tolleranza orale con capsule predosate contenenti nichel, per verificare il riprodursi dei sintomi descritti.

Terapia dell’allergia al nichel

Per quanto riguarda la dermatite allergica da contatto, il primo e essenziale approccio è l’individuazione e conseguente allontanamento della fonte di sensibilizzazione. In seguito, per evitare ulteriori esposizioni, è bene che il paziente sia adeguatamente formato rispetto a quali oggetti e materiali di uso comune possano presentare elevati livelli di nichel. In presenza di lesioni cutanee severe, può essere opportuno seguire una mirata terapia dermatologica prescritta da uno specialista che, in casi estremi, può essere abbinata all’assunzione di corticosteroidi.

La questione è, invece, più complessa, se si fa riferimento alla sindrome da allergia al nichel sistemica. L’efficacia della dieta a basso contenuto di nichel in questa tipologia di pazienti è, infatti, un tema piuttosto controverso. Innanzitutto, non esistono valori soglia univocamente stabiliti che identifichino alimenti “ad alto” o “a basso contenuto di nichel” e, inoltre, non è stata definita una quota giornaliera di nichel che non dovrebbe essere superata. Bisogna poi considerare che la tolleranza ai diversi alimenti da parte di chi è allergico è estremamente soggettiva e che, spesso, le reazioni più intense non sono legate al consumo di un singolo alimento ad elevato contenuto di nichel ma, piuttosto, all’assunzione di più fonti di nichel nel corso della stessa giornata. Per un efficace contenimento dei sintomi, quindi, è importante evitare di inserire più alimenti contenenti nichel nella propria dieta giornaliera e, per ulteriore precauzione, escludere (o comunque limitare) gli alimenti che sono più ricchi di questo metallo: legumi, in particolare arachidi, fagioli, lenticchie, piselli e soia, avena, cacao e cioccolato, noci e nocciole, frumento integrale.

Sul piano farmacologico, è in commercio un vaccino desensibilizzante che, attraverso la somministrazione di dosi crescenti di nichel, sarebbe in grado di ripristinare la tolleranza nei soggetti affetti da SNAS, riducendo i sintomi e la necessità di assumere farmaci, senza dover ricorrere a restrizioni dietetiche. Sebbene alcune evidenze abbiano dimostrato la sua efficacia, tale trattamento è tuttora oggetto di discussione. Ulteriori studi saranno necessari per supportarne l’utilizzo nella pratica clinica.

Allergia al nichel e microbiota intestinale

In tempi recenti, è stata ipotizzata una relazione tra assunzione di nichel, sindrome da allergia al nichel sistemica e alterazioni del microbiota intestinale. Nei soggetti con SNAS, infatti, si riscontrano con maggiore frequenza casi di disbiosi, con ridotta presenza di microrganismi benefici come Lactobacilli e Bifidobatteri. È ancora da chiarire, però, se questa alterazione della composizione del microbiota sia innescata dall’assunzione di nichel e sia, quindi, causa dei sintomi gastrointestinali, oppure se sia una conseguenza dello stato infiammatorio in cui si trova l’intestino.


DISCLAIMER

Le informazioni contenute in questo testo hanno esclusivamente uno scopo divulgativo e potranno essere modificate e/o rimosse in qualsiasi momento. In nessun modo, inoltre, intendono formulare diagnosi e/o prescrivere trattamenti. Di conseguenza, nessuna delle indicazioni presenti in questo approfondimento intende e/o può sostituire il rapporto diretto tra medico e paziente.

Raccomandiamo a tutti e, in particolare, a chi è affetto da una o più patologie, di rivolgersi sempre al proprio medico curante e/o agli altri specialisti sanitari di settore, prima di assumere integratori, farmaci, seguire particolari diete e/o programmi di allenamento sportivo